A proposito delle violenze in India

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Mi ero riproposto di non intervenire sulla vicenda delle persecuzioni dei cristiani in India, almeno fino a che le cose non fossero state chiarite. Si sono date tante notizie in questi giorni, alcune anche non corrette, a partire da come sono andati i fatti, alle considerazioni sul caso. Leggendo qua e là mi sembra tuttavia che emerga in rete l’idea nemmeno tanto velata, che in fondo la colpa sarebbe proprio dei cristiani che facendo proselitismo attirano su di loro le ire dei fanatici indù. Non è certo facile capire l’India, tantomeno la situazione di una regione, l’Orissa, in cui sono coinvolti diversi attori, cristiani, indù, maoisti, in un mix che a quanto pare sta diventando esplosivo. Ma proprio per il rispetto e la stima che ho delle mie amiche suore di Delhi, sparse anche nel resto dell’India, che ogni giorno amorevolmente curano bambini affetti da poliomelite, anziani abbandonati, povere tra i poveri, semplici tra i semplici, mi sembra doveroso chiarire che le congregazioni religiose, specie in India dove è maggioritaria una religione diversa dalla loro, se ne guardano bene dal compiere le loro opere al fine di fare proseliti. E questo dictat viene vissuto in generale da tutte le congregazioni religiose in Asia come in Africa.

Già Madre Teresa si era scontrata con il fanatismo indù non perchè convertisse le persone, ma solo perchè si prendeva cura di loro. Ricordo la bellissima scena del film con Geraldine Chaplin nei panni proprio di Madre Teresa, in cui il capo della polizia acconsente a sfrattare le suore dall’ospedale-tempio dove curavano i lebbrosi, solo se gli indù si fossero presi loro in carico le sofferenze dei diseredati di Calcutta. Passano gli anni ma a quanto pare le zone più arretrate culturalmente dell’India, perchè di questo si tratta, continuano a pensare che se un dalit, un intoccabile, si converte perchè è stato accolto e voluto bene dai cristiani, la colpa è da attribuire proprio a chi fa questo, non per amore ma per un secondo fine. Come alcuni giornali hanno detto, forse non sono nemmeno le motivazioni religiose che spingono certi comportamenti violenti, quanto i motivi economici, la paura di perdere il potere su una popolazione sottomessa, facilmente sfruttabile, il cui riscatto, prima o poi avverrà, con o senza i cristiani.

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