Forse in Italia siamo ancora ben lontani da quello che sto per dirvi, ma oltreoceano l’uso di Twitter a scuola sta diventando una realtà sempre più diffusa. Twitter l’applicazione di microblogging che permette l’invio di messaggi da 140 caratteri alla volta e che si è diffusa molto rapidamente su internet, può essere infatti anche un valido supporto per la didattica, ovviamente sto parlando per i ragazzi della scuola superiore. Vediamo come. Ne parla Doug Belshaw nel suo blog rifacendosi ad altri lavori apparsi qua e là e che trovate in calce al suo articolo. In pratica si possono immaginare tre scenari.
Scenario 1
Il primo scenario sfrutta la possibilità di mandare messaggi privati all’insegnante, che riceverà il messaggio via sms (visto che twitter offre questa possibilità mantenendo i numeri privati) e potrà rispondere allo stesso modo allo studente che chiede aiuto e che riceverà il messaggio anche lui sul proprio telefonino. In questo caso viene consigliato appunto l’uso dei messaggi diretti (D + username + messaggio).
Scenario 2
Non è detto che l’insegnante voglia o possa avere il telefonino acceso o connesso a twitter 24 ore su 24, per cui la migliore soluzione, dice Doug Belshaw, è quella di incoraggiare gli studenti a diventare loro stessi una rete di apprendimento. I messaggi dell’alunno vengono dunque inviati ad un gruppo di compagni e amici che potranno supportarlo nella risoluzione del problema, laddove l’insegnante non sarà disponibile. In quest’altro caso si consiglia ovviamente l’uso dei messaggi comuni o comunque visibili a tutti (@username + messaggio).
Scenario 3
Il terzo scenario assomiglia al secondo, solo che i messaggi sono indirizzati a tutti coloro che all’interno di comunità virtuali più vaste possono rispondere alle domande o alle richieste di aiuto. L’idea è che, più grande è la rete, più persone saranno collegate e disponibili ad aiutare gli alunni in difficoltà.
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