Testimoni Digitali: cosa mi porto a casa…

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Sabato con l’udienza in Vaticano, è terminato il convegno “Testimoni Digitali” del quale potete rivedere le registrazioni sulla home page del sito. Stavo riflettendo in questi giorni su quali frutti, quali idee, quali suggestioni mi hanno accompagnato durante e dopo il convegno e vorrei condividerle con voi in tutta semplicità e amicizia. Comincerei dalla straordinaria partecipazione che mi ha molto colpito, 1200 persone da tutta Italia, operatori del mondo della comunicazione, insegnanti, educatori, sacerdoti, vescovi, religiosi. Possiamo dire che la Chiesa era ben rappresentata in tutti i suoi carismi e vocazioni. Sono nate o si sono consolidate delle amicizie, la frase che ricorreva di più è stata “ci siamo conosciuti in rete, adesso ci siamo finalmente conosciuti di persona”. Questo è stato il primo frutto del convegno! Passare dal virtuale al reale, e chissà quante persone sono rimaste fuori, perchè non hanno fatto in tempo a prenotare: non oso immaginare quanti saremmo stati se il convegno non avesse avuto un limite numerico. Tutta questa adesione all’iniziativa la dice lunga sul bisogno dei cattolici di confrontarsi su questo tema quantomai attuale. Stiamo entrando ormai a pieno titolo nel continente digitale, senza paure, è stato detto una volta per tutte, ma con saggezza e prudenza. I rischi e i pericoli della vita “liquida” non devono scoraggiare e bloccare la testimonianza, ma al contrario portarla su un piano più alto che dia forma, sostanza e spessore alle relazioni in rete. Sono contento che si sia finalmente parlato a più riprese, Padre Spadaro prima e Padre Lombardi dopo, delle profetiche intuizioni di Theillard De Chardin sulla Noosfera, che conduce l’umanità al punto Omega, cioè alla riunificazione con Cristo, del quale la rete è una ulteriore tappa significativa. Mons. Celli ha usato un brano degli Atti, l’incontro di Filippo con l’Eunuco per descrivere l’incontro della Chiesa con il popolo della rete, quello che Papa Benedetto ha definito il “Portico del Gentili”, coloro che sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche. In questo “mare digitale” la Chiesa deve navigare con passione, ha detto il Papa, quell’ “essere per esserci” che Mons. Pompili ha ricordato nella sua introduzione all’udienza. Il senso di questo incontro di Roma lo trovo riassunto in questi pochi passaggi, che come un unica voce ci chiamano ad abitare più consapevolmente di ieri gli spazi digitali.

Il convegno è stato detto, è solo un punto di partenza e non di arrivo, nella riflessione della Chiesa sul mondo digitale. C’è da fare ancora tanta strada, a cominciare dalle modalità di organizzazione degli incontri. Questo è stato ben preparato, ben curato, anche dal punto di vista tecnico: rete wireless nelle sale, possibilità di inviare messaggi tramite sms, community e twitter. Forse quello che è mancato è stato il contradditorio, il 2.0, l’ascolto, l’interazione, più che la testimonianza unidirezionale. E’ vero dare la parola a tutti non sarebbe stato possibile, ma dovranno essere studiate modalità di incontro più partecipato con coloro che operano sul campo, sia tramite formazione di gruppi che tramite un reale dialogo in rete. Altra grande assente è stata la scuola, l’educazione, e il mondo degli adolescenti, i veri nativi digitali, quelli sul quale si gioca la scommessa del mondo futuro ma anche la vita della Chiesa di domani. Appunti, promemoria e consigli per il prossimo appuntamento: in fondo questo non era che l’inizio.



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