Da oggi parte un nuovo contest organizzato in collaborazione con la
Libreria Del Santo di Padova; oggetto del contest il libro di Padre Antonio Spadaro “Cyberteologia” di cui ho parlato in
questo post. Il vincitore del contest riceverà il libro direttamente a casa. Per partecipare al contest basta semplicemente lasciare un commento a questo post con il proprio nome e cognome e una citazione presa dal sito “
Cyberteologia“. Il contest rimarrà aperto per una settimana.
“La rete è sicuramente qualcosa di più di una tecnologia per trasferire dati tra computer. Nella fase attuale del social network, ancora di più è palese quanto l’essere connessi oramai non possa più considerarsi come un’attività accessoria. Mentre i guru di Internet appassiscono uno dopo l’altro come divinità decadute di antichi culti dimenticati, qualcuno comincia a riflettere sul fatto che la ciò che accade in rete possa coincidere con una dimensione di effettiva esistenza dell’essere umano.”
… sono profondamente d’accordo. Alessio
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La “Cyberteologia” è quella branca della metafisica che studia le tracce di assoluto nell’ umanità digitale, quella possibile aspirazione alla trascendenza che è possibile scorgere nelle immense possibilità di combinazioni di pensieri ed espressioni umane che, in ogni istante dell’ inconcreto universo di Internet, si incrociano, sfiorano, entrano in collisione, si fondono per poi disperdersi di nuovo.
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La Chiesa, in questa visione, sarebbe dunque una struttura di supporto, un hub, una piazza, dove la gente può “raggrupparsi”, dar vita a gruppi, o meglio “grappoli” (cluster) di connessioni. Il termine cluster ha un’eco precisa nel mondo della telematica, perché identifica un insieme di computer connessi tramite una rete. Lo scopo di un cluster è di distribuire un’elaborazione molto complessa tra i vari computer che lo compongono. Questo ovviamente aumenta la potenza di calcolo del sistema. Dunque la Chiesa come Christ Common non è un luogo di riferimento, non è un faro che in sé emette luce, ma una struttura di supporto. Il suo obiettivo non è far crescere i suoi membri, ma far crescere il regno di Dio.
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Come non partecipare…!?
Ecco il mio contributo:
Ecco la domanda: la luce che la fede offre alla vita qotidiana del credente può essere intesa analogicamente come una forma di «realtà aumentata»? E’ la fede a farmi discernere il corpo di Cristo nell’ostia sollevata dal sacerdote durante la celebrazione eucaristica e mi fornisce un’informazione ulteriore a ciò che i miei occhi già vedono. L’abitudine alla «realtà aumentata» avrà un influsso nel modo in cui verranno compresi, descritti e vissuti i sacramenti? La fede di certo non è solo una «informazione» né un «dispositivo» di informazione. E il sacramento è un segno visibile ed «efficiace» della grazia: non genera solamente informazione, dunque, ma «fa» quel che «dice». La sua natura di «segno efficace» teologicamente (e non psicologicamente, e anzi a prescindere dal livello psicologico in quanto attiva ex opere operato) è ciò che lo distingue radicalmente da ogni forma possibile di «realtà aumentata» mediata da uno schermo che visualizza informazioni che giungono dall’esterno.
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Motori di ricerca, smartphone, applicazioni, social network: le recenti tecnologie digitali sono entrate prepotentemente nella nostra vita quotidiana. Ma non solo come strumenti esterni, da usare per semplificare la comunicazione e il rapporto con il mondo: esse piuttosto disegnano uno spazio antropologico nuovo che sta cambiando il nostro modo di pensare, di conoscere la realtà e di intrattenere le relazioni umane.
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È come se Google costruisse il nostro profilo di interessi sulla base dei nostri accessi alla rete, dei siti che visitiamo, di cosa ci interessa di più. E tutto questo
viene analizzato, in maniera anonima, attraverso degli algoritmi di riferimento, per cui le nostre ricerche non sono mai neutre, o basate su criteri esclusivamente oggettivi, ma sui nostri interessi specifici. Sono quindi orientate sul soggetto e dunque soggetti diversi ottengono risultati differenti.
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La Rete da luogo di «connessione» è chiamata a diventare (…) luogo di «comunione». Il rischio di questi tempi è di confondere i due termini. La connessione di per sé non basta a fare della Rete un luogo di condivisione pienamente umana. Lavorare in vista di questa condivisione è compito specifico del cristiano. D’altra parte, se il «cuore umano anela ad un mondo in cui regni l’amore, dove i doni siano condivisi», come ha scritto Benedetto XVI (…) allora la Rete può essere davvero un ambiente privilegiato in cui questa esigenza profondamente umana possa prendere forma.
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Penso proprio che sia allettante partecipare,il libro mi interessa per il suo contenuto e desidero divulgarne l’utilità. ^_^
“Propone proprio a chi dovrebbe essere maestro a ripartire dall’esperienza. Sottolinea il valore del contesto nella pratica della ricerca di Dio .
Le sorgenti del senso per Spadaro sono nell’esperienza e nell’intelligenza del mondo e il compito che si assume è cercarle senza pregiudizi .”
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“La rivoluzione digitale tocca in qualche modo la fede?”
Seguo Spadaro e questo libro mi interesserebbe molto.
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“La rete tende sempre più a diventare trasparente, invisibile, tende esponenzialmente a non essere più “altro” rispetto alla nostra vita quotidiana”
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La Chiesa aiuta internet a capire se stesso.
La Chiesa può aiutare internet a essere ciò che è nel progetto di Dio. E’ questo il maggiore contributo della Chiesa alla Rete, almeno dal proprio punto di vista: aiutare l’uomo a capire che dentro le esperienze che vive c’è l’azione di Dio che muove l’umanità verso un compimento. Internet, con la sua capacità di essere, almeno in potenza, uno spazio di comunione, fa parte del cammino dell’uomo verso questo compimento in Cristo. Occorre dunque avere uno sguardo spirituale sulla Rete vedendo in Cristo che chiama l’umanità ad essere sempre più unita e connessa.
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Anch’io mi associo a questa grande domanda:
La rivoluzione digitale tocca in qualche modo la fede?
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“E’ il concetto stesso di «dono» che oggi sta mutando in Rete. La Rete è il luogo del dono, infatti. Concetti come file sharing, free software, open source, creative commons, user generated content, social network hanno tutti al loro interno, anche se in maniera differente, il concetto di «dono», di abbattimento dell’idea di «profitto». A ben guardare, però, più che di «dono» si tratta di uno «scambio» libero reso possibile e significativo grazie a forme di reciprocità che risultano «proficue» per coloro che entrano in questa logica di scambio. Comunque c’è una idea «economica» che ha in mente il concetto di «mercato».”
La rete è dono e scambio, fondamentalmente.
Partecipo volentieri
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se internet influisce sul nostro modo di pensare, se la diffusione delle connessioni digitali modifica i termini dell’intellegenza collettiva, se ha un impatto fortissimo sulla cultura, allora interessa anche chi cerca Dio e si interroga su come gli esseri umani stiano cambiando in rapporto alla loro fede.
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Dunque la Chiesa come Christ Common non è un luogo di riferimento, non è un faro che in sé emette luce, ma una struttura di supporto. Il suo obiettivo non è far crescere i suoi membri, ma far crescere il regno di Dio.
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“La tecnologia non è una forma di vivere l’illusione del dominio sulle forze della natura in vista di una vita felice. Sarebbe riduttivo considerarla solamente frutto di una volontà di potenza e dominio. La tecnologia, scrive Benedetto XVI nella Caritas in Veritate, «è un fatto profondamente umano, legato all’autonomia e alla libertà dell’uomo. Nella tecnica si esprime e si conferma la signoria dello spirito sulla materia»
[…] La tecnologia è, dunque, la forza di organizzazione della materia da parte dell’uomo come essere spirituale.”
In queste frasi trovo la sintesi della geniale riflessione di Padre Spadaro in merito alla “tecnologia” e dunque a quella che lui definisce “Cyberteologia”
C..
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Larry Wall, creatore del linguaggio di programmazione Perl, come Pittman e altri, collega strettamente la sua azione creativa alla propria fede: «Perl è ovviamente il mio tentativo di aiutare gli altri ad essere creativi. Umilmente, sto aiutando la gente a capire un po’ di più quali sono le persone che piacciono a Dio», che è il modello assoluto, l’«artista cosmico».
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“La “Cyberteologia” è quella branca della metafisica che studia le tracce di assoluto nell’ umanità digitale, quella possibile aspirazione alla trascendenza che è possibile scorgere nelle immense possibilità di combinazioni di pensieri ed espressioni umane che, in ogni istante dell’ inconcreto universo di Internet, si incrociano, sfiorano, entrano in collisione, si fondono per poi disperdersi di nuovo.”
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A me serve poter utilizzare questi strumenti… donatemi il libro perchè come ha detto un mio alunno, tempo fa, quando ha visto per la prima volta un telefonino Touch screen: “Prufesso’ pur je ‘nsaccie scriver” – Pozzuoli (Na) GRAZIE
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La “Cyberteologia” è quella branca della metafisica che studia le tracce di assoluto nell’ umanità digitale, quella possibile aspirazione alla trascendenza che è possibile scorgere nelle immense possibilità di combinazioni di pensieri ed espressioni umane che, in ogni istante dell’ inconcreto universo di Internet, si incrociano, sfiorano, entrano in collisione, si fondono per poi disperdersi di nuovo.
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la Rete da luogo di «connessione» è chiamata a diventare, come si è detto, luogo di «comunione». D’altra parte, se il «cuore umano anela ad un mondo in cui regni l’amore, dove i doni siano condivisi», come ha scritto Benedetto XVI.
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“La “Cyberteologia” è quella branca della metafisica che studia le tracce di assoluto nell’ umanità digitale, quella possibile aspirazione alla trascendenza che è possibile scorgere nelle immense possibilità di combinazioni di pensieri ed espressioni umane che, in ogni istante dell’ inconcreto universo di Internet, si incrociano, sfiorano, entrano in collisione, si fondono per poi disperdersi di nuovo.”
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Hacker è chi si impegna ad affrontare sfide intellettuali per aggirare e superare creativamente le limitazioni che gli vengono imposte nei propri ambiti di interesse. Per lo più il termine si riferisce a esperti di informatica, ma di per sé può essere esteso a persone che vivono in maniera creativa molti altri aspetti della loro vita. Quella hacker è insomma una sorta di “filosofia” di vita, un atteggiamento esistenziale, giocoso e impegnato, che spinge alla creatività e alla condivisione, opponendosi ai modelli di controllo, competizione e proprietà privata
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«La Genesi può essere vista come un racconto sulle modalità dell’attività creativa. In essa i talenti vengono usati in modo immaginativo. Essa riflette la gioia che si prova quando si giunge a sorprendere se stessi, fino a superarsi. Non passa giorno che Dio non si presenti con un’idea ancora più straordinaria: come realizzare delle creature bipedi senza peli… Bellissimo!!
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“Lavorando in Rete – dice Spadaro – sempre più immergendomi nella Rete, mi sono reso conto di quanto essa abbia impatto sul modo di pensare. Così anche le relazioni: oggi si è sempre in contatto, prima bastava essere in contatto ogni tanto (con una lettera, o una telefonata). Ne scrivevo su Civiltà Cattolica, e così fui invitato a relazionare a Testimoni Digitali, il convegno organizzato dalla Cei. Mi sono chiesto: se cambia la relazione, cambia anche l’impatto che si ha con la fede. Pubblicai il testo dell’intervento, che toccava argomenti come la grazia, la liturgia, l’ecclesiologia, e questo testo ebbe grande diffusione. Da lì nacque l’idea di fare un blog”.
Fonte: http://www.cyberteologia.it/2011/12/il-gesuita-2-0-secondo-la-sicilia/
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(…)sta cambiando il nostro modo di pensare, di conoscere la realtà e di intrattenere le relazioni umane. A questo punto, la domanda che Antonio Spadaro si pone e ci pone è: la rivoluzione digitale tocca in qualche modo la fede? Non si deve forse cominciare a riflettere su come il cristianesimo deve pensarsi e dirsi in questo nuovo paesaggio umano? Forse, egli risponde, è giunto il momento di considerare la possibilità di una ‘cyberteologia’, intesa come intelligenza della fede (intellectus fidei) al tempo della rete.
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I telefonini e i computer sempre connessi alla rete che le persone trovano ovunque si spostino sono parte di questa evoluzione. Non annullano ovviamente il corpo, ma lo estendono, abbattendo alcune barriere fisiche al contatto tra i cervelli. La dimensione culturale che si forma in questo modo non è per le persone soltanto uno strumento, ma anche un ambiente culturale che a sua volta attiva fenomeni evolutivi. Non per nulla ci si interroga su come la rete cambi il nostro modo di pensare (Edge). Emerge, quantomeno, una nuova dimensione antropologica. E Antonio Spadaro ne tira una conseguenza fondamentale, per un gesuita, e affascinante per qualunque essere umano consapevole dell’importanza della ricerca teologica.
Per Spadaro, se internet influisce sul nostro modo di pensare, se la diffusione delle connessioni digitali modifica i termini dell’intellegenza collettiva, se ha un impatto fortissimo sulla cultura, allora interessa anche chi cerca Dio e si interroga su come gli esseri umani stiano cambiando in rapporto alla loro fede
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La Chiesa, in questa visione, sarebbe dunque una struttura di supporto, un hub, una piazza, dove la gente può “raggrupparsi”, dar vita a gruppi, o meglio “grappoli” (cluster) di connessioni.
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Dunque la Chiesa come Christ Common non è un luogo di riferimento, non è un faro che in sé emette luce, ma una struttura di supporto. Il suo obiettivo non è far crescere i suoi membri, ma far crescere il regno di Dio.
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“La tradizione spirituale cristiana indica una strada affinché la comunicazione via Twitter non si esaurisca in una sorta di impoverimento della complessità umana. Questa strada consiste nel coniugare sapienza e precisione per cui l’espressione sintetica non va a detrimento della profondità e della lentezza dell’assimilazione, ma anzi fornisce l’aggancio per una meditazione più affilata e densa”
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Spadaro attualizza il messaggio di Ignazio di Loyola e rilegge gli “Esercizi Spirituali” alla luce dei nuovi media, quali Twitter, fornendo ottimi spunti di riflessione (per studiosi, curiosi, credenti, ecc.)
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La Chiesa aiuta internet a capire se stesso. La Chiesa può aiutare internet a essere ciò che è nel progetto di Dio. E’ questo il maggiore contributo della Chiesa alla Rete, almeno dal proprio punto di vista: aiutare l’uomo a capire che dentro le esperienze che vive c’è l’azione di Dio che muove l’umanità verso un compimento. Internet, con la sua capacità di essere, almeno in potenza, uno spazio di comunione, fa parte del cammino dell’uomo verso questo compimento in Cristo. Occorre dunque avere uno sguardo spirituale sulla Rete vedendo in Cristo che chiama l’umanità ad essere sempre più unita e connessa.
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Stimolante il confronto fra Teilhard e la rete.
“La rete – scrive Spadaro – oggi sembra esprimere proprio una tensione verso una espansione indefinita”. Il raffronto con la prospettiva di Teilhard (la tensione verso il punto Omega della storia, il Cristo Risorto) apre orizzonti di speranza e fa della rete un luogo teologico, “intesa – scrive Spadaro – anch’essa parte dell’unico ambiente divino che è il nostro mondo”.
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Alessandro Ramberti
“proprio noi credenti siamo chiamati a dare al mondo un contributo di lettura teologica del fenomeno della rete, far capire le vere potenzialità di questo ambiente”
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La rivoluzione digitale coinvolge anche la riflessione teologica. Finalmente il libro che ne apre la strada.
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