E’ uno degli argomenti che ritornano sempre durante l’ora di religione perchè i ragazzi chiedono sempre agli insegnanti cosa ne pensino sull’argomento. La riflessione sulle altre forme di vita nell’Universo non è nuova nella Chiesa. Ricordo di aver letto un brano interessante del teologo Theillard De Chardin riguardo proprio ad altre forme di vita nell’Universo. Il famoso teologo gesuita, nel saggio “Caduta, Redenzione e Geocentrismo”, già nel 1920 si poneva questi interrogativi:
Più probabilmente, l’Umanità non è nè “unica”, nè “singularis”; è “una tra mille”. Allora, per quale motivo essa sarebbe stata, contro ogni probabilità, scelta per centro della Redenzione? Ed in che modo, a partire da essa, la Redenzione potrebbe propagarsi di astro in astro? Per me la domanda è ancora senza risposta. L’idea di una Terra “scelta tra mille”, arbitrariamente, come focolaio della Redenzione mi ripugna, e d’altro lato l’ipotesi di una Rivelazione speciale che insegnasse, tra alcuni milioni di anni, agli abitanti del sistema Andromeda, che il Verbo si è incarnato sulla Terra è ridicola. Tutto ciò che intravedo è la possibilità di una Redenzione “con più aspetti”, che si compirebbe, la stessa, in tutti gli astri, un pò come il sacrificio della Messa che si moltiplica, identico in tutti i luoghi e in tutti i tempi. Ma tutti i Mondi non sono simultanei nel tempo! Ce n’erano prima del nostro. Ve ne saranno dopo… A meno di far intervenire una relatività del tempo, bisognerebbe ammettere che il Cristo non è ancora incarnato in questo o quell’astro ancora da venire?… Che cosa diventa il “Christus jam non moritur”? Ed anche la funzione unica della Vergine Maria? Vi sono momenti in cui c’è da disperare…”
In questi giorni un articolo sull’Osservatore Romano dal titolo “L’extraterrestre è mio fratello”, ripropone l’argomento offrendo alcuni nuovi spunti di riflessione. L’articolo è un intervista al Padre José Gabriel Funes, gesuita anche lui come P. De Chardin, e direttore della Specola Vaticana.
Ma nella Genesi si parla della terra, degli animali, dell’uomo e della donna. Questo esclude la possibilità dell’esistenza di altri mondi o esseri viventi nell’universo?
A mio giudizio questa possibilità esiste. Gli astronomi ritengono che l’universo sia formato da
cento miliardi di galassie, ciascuna delle quali è composta da cento miliardi di stelle. Molte di queste, o quasi tutte, potrebbero avere dei pianeti. Come si può escludere che la vita si sia sviluppata anche altrove? C’è un ramo dell’astronomia, l’astrobiologia, che studia proprio questo aspetto e che ha fatto molti progressi negli ultimi anni. Esaminando gli spettri della luce che viene dalle stelle e dai pianeti, presto si potranno individuare gli elementi delle loro atmosfere – i cosiddetti biomakers – e capire se ci sono le condizioni per la nascita e lo sviluppo della vita. Del resto, forme di vita potrebbero esistere in teoria perfino senza ossigeno o idrogeno.
Si riferisce anche ad esseri simili a noi o più evoluti?
È possibile. Finora non abbiamo nessuna prova. Ma certamente in un universo così grande non si può escludere questa ipotesi.
E questo non sarebbe un problema per la nostra fede?
Io ritengo di no. Come esiste una molteplicità di creature sulla terra, così potrebbero esserci altri esseri, anche intelligenti, creati da Dio. Questo non contrasta con la nostra fede, perché non possiamo porre limiti alla libertà creatrice di Dio. Per dirla con san Francesco, se consideriamo le creature terrene come “fratello” e “sorella”, perché non potremmo parlare anche di un “fratello extraterrestre”? Farebbe parte comunque della creazione.
E per quanto riguarda la redenzione?
Prendiamo in prestito l’immagine evangelica della pecora smarrita. Il pastore lascia le
novantanove nell’ovile per andare a cercare quella che si è persa. Pensiamo che in questo
universo possano esserci cento pecore, corrispondenti a diverse forme di creature. Noi che
apparteniamo al genere umano potremmo essere proprio la pecora smarrita, i peccatori che
hanno bisogno del pastore. Dio si è fatto uomo in Gesù per salvarci. Così, se anche esistessero altri esseri intelligenti, non è detto che essi debbano aver bisogno della redenzione. Potrebbero essere rimasti nell’amicizia piena con il loro Creatore.
Insisto: se invece fossero peccatori, sarebbe possibile una redenzione anche per loro?
Gesù si è incarnato una volta per tutte. L’incarnazione è un evento unico e irripetibile.
Comunque sono sicuro che anche loro, in qualche modo, avrebbero la possibilità di godere
della misericordia di Dio, così come è stato per noi uomini.
Questa sembra essere ad oggi la posizione della Chiesa, una posizione dialogica e non assolutista nei confronti dell’astronomia e degli scienziati; risponde almeno in parte ai dubbi e ai tormenti del P. De Chardin e sono uno spunto di riflessione anche per noi che tutti i giorni dobbiamo mediare quelle che sono le verità di fede per i nostri alunni così profondamente immersi in un mondo razionale e materialista.
L’articolo integrale dell’Osservatore Romano lo potete scaricare qui.
Technorati Tags: extraterrestri, chiesa, funes, gesuiti, astronomia, de chardin, religione, ora di religione, ufo