Gianni Riotta de “Il Sole 24 Ore” ha intervistato il Cardinal Martini sul ruolo dei nuovi media nella società. Qui sotto potete ascoltare l’intervista integrale che può anche essere letta a questo indirizzo.
La Cappella Sistina a 360°
Grazie a Silvio che mi invia sempre segnalazioni di siti inerenti agli argomenti che tratto su questo blog, ho scoperto che sul sito del Vaticano è stata da poco messa online una panoramica a 360° della Cappella Sistina. Un suggestivo viaggio, accompagnato anche dalla musica sacra di sottofondo, con la possibiità di zoomare sui particolari degli affreschi di Michelangelo.
L’applicazione sulla Cappella Sistina si va ad aggiungere alle altre che ho già segnalato in passato e che riguardano la Necropoli Vaticana, le Basiliche di San Paolo fuori le mura e San Giovanni in Laterano. Ricordo che la Cappella Sistina può essere visitata in 3D anche su Second Life a questo indirizzo.
Fenomeno “Avatar”
Quest’anno è scoppiata la moda dell’Avatar, un tempo parola quasi sconosciuta, oggi anche il più giovane dei miei alunni sa che cosa è un avatar, o meglio crede di saperlo. Avatar è una parola sanscrita che significa sostanzialmente “scendere giù” e nella religione indù indica una incarnazione divina, una presenza terrena, di uno dei tanti dei che popolano il pantheon induista. Ma per la maggior parte degli utenti della rete, “avatar” è solo un’immaginetta che ci assomiglia, o più banalmente, il recente film in 3D di James Cameron, che ha fatto molto parlare di sè per gli effetti speciali, ma soprattutto per i tempi e i costi di produzione.
Si comincia a parlare di avatar digitale, con i mondi virtuali, che “donano” ai loro abitanti poteri e facoltà che nella vita reale non avrebbero. Un avatar può camminare, parlare (azioni normali, ma non per chi è immobilizzato su una sedia a rotelle o non riesce a parlare), ma anche volare, uccidere e rinascere. Si è discusso e si discute ancora oggi, su come l’avatar e la seconda vita, possano essere usati in modo distorto, come una maschera che si indossa o come una fuga dalla realtà e dagli obblighi di tutti i giorni (il lavoro, gli affetti…). D’altra parte l’avatar è anche un modo scherzoso di presentarsi agli altri, simile per certi versi ad un altra maschera, quella del clown, e in questo senso assume una connotazione ludica rispettabilissima. Il rapporto con il proprio “doppio” digitale è stato studiato da Robbie Cooper, che ha scritto un libro “Alter Ego”, analizzando diverse personalità di “online gaming”, cioè di giocatori dei mondi virtuali, in rapporto al loro avatar. Dagli Stati Uniti all’Asia, Cooper spiega i diversi modi di rappresentazione virtuale attraverso gli avatar, per arrivare alla conclusione che limiti e potenzialità sono insiti in tutte le nuove forme di comunicazione.
Recentemente mi sono fatto un’idea di un uso corretto dell’avatar in ambito educativo, leggendo una recensione di Scuola 3D, il mondo virtuale tutto italiano, dedicato alla scuola e ambiente protetto per i più piccoli; due scuole primarie hanno messo in atto un gemellaggio virtuale, ma prima di incontrarsi nel mondo in 3D con un proprio avatar, i bambini delle due scuole si sono conosciuti attraverso una webcam e poi hanno costruito una loro immagine digitale che rispecchiasse il loro aspetto fisico. A quei bambini è stato insegnato che dietro ad una avatar c’è sempre una persona, che bisogna rispettare l’altro senza ingannarlo, anche se si tratta di vita digitale, che per creare un avatar bisogna avere la consapevolezza di come si è, del proprio corpo, dei propri pregi e difetti.
Esperienze di casa nostra, che però dovrebbero essere conosciute ed esportate anche altrove.
Fonte: iEducAzione
Testimoni o Narcisi… Digitali?
E’ già un po’ che se parla, ma il concetto rimane sempre lo stesso anche se assume nomi e sfumature diverse: narcisismo in rete, ego-surfing, narcisisti digitali ecc… Addirittura si parla di vere e proprie patologie legate alla depressione da assenza o esaltazione da presenza. Il desiderio di apparire, di esserci, quel “surfo ergo sum” che sembra permeare la vita di molti cittadini digtali, affondano le radici forse in un contesto socio-culturale che appiattisce, che isola nelle proprie case, che non offre punti di riferimento, specialmente per le giovani generazioni. Una ricerca condotta da una psicologa italiana che lavora alla University of Georgia, ha descritto bene il narcisismo su Facebook indicandone addirittura i tratti distintivi e insegnando ad altri a riconoscerlo. Che cosa è successo e perchè siamo arrivati a parlare di narcisi digitali? Lo sviluppo del web 2.0 negli ultimi anni ha rimesso al centro la persona dando voce a tutti, soprattutto a coloro che desiderano emergere dall’anonimato; un tempo c’era l’impegno sociale e politico a soddisfare questo desiderio di protagonismo, oggi è la rete la cura per le frustrazioni che la vita quotidiana porta inevitabilmente con se. Ora ci si chiede se il testimone digitale debba vivere la sua presenza in rete all’insegna di questa ricerca di consensi e di visibilità, oppure debbano essere altre le fondamenta sulle quali costruire una testimonianza autentica e nel nostro caso evangelica. Anche parlando di iEducAzione, viene da pensare che il testimone digitale è un “esserci per l’altro” e non per se stesso, e insegna agli altri a fare altrettanto. Specialmente nel mondo giovanile dove la ricerca di visibilità, di successo, alimentata dai reality show, spinge i giovani a mostrare spesso la parte peggiore di loro stessi attraverso video, foto, gruppi non sempre consoni alla morale e alla legalità, è urgente testimoniare che si può stare in rete in modo sobrio, amicale, solidale. Le energie che nascono dal desiderio di essere visibili possono essere canalizzate verso obiettivi comuni e condivisi con altri per il bene di tutti, estendendo questo impegno anche al di fuori della rete se necessario. Si moltiplicano le iniziative che nascono in rete e poi si concretizzano nella vita reale in incontri, manifestazioni, raccolte di fondi… Ad animare il testimone digitale devono essere la parole di Gesù che insegna al giovane ricco a farsi prossimo agli altri, ma anche l’avvertimento “chi si esalta sarà umilato e chi si umilia sarà esaltato”. Non è purtroppo scontato. Il convegno di aprile sarà sicuramente un luogo privilegiato dal quale potranno scaturire indicazioni e idee più chiare su cosa vuol dire per un cristiano del terzo millennio essere abitante e testimone del mondo digitale.
Fonte: iEducAzione